ALESSANDRIA. Riparte il 4 maggio il maxi cantiere del Terzo valico sul versante piemontese dopo lo stop causato dal coronavirus. Da metà marzo l’attività di quella che è la più grande opera in costruzione al momento in Italia è stata prima rallentata dall’assenza di circa 600 operai, tornati al Sud per il timore di non poter rivedere le proprie famiglie per via del lockdown, e poi definitivamente fermata.
La ripartenza degli 8 cantieri (Castagnola, Val Lemme, Radimero, Moriassi, Libarna, Pernigotti, Novi Ligure e Pozzolo) allestiti tra l’Appennino e la pianura tra Novi Ligure e Tortona non sarà però immediata poiché gli operai dovranno prima essere istruiti sulle regole dei protocolli di sicurezza anti contagio da Covid-19 che il Cociv e le aziende appaltatrici intendono attuare dopo il confronto con i sindacati.
«Le maestranze – spiega Paolo Tolu (Feneal Uil) – dovranno prima essere formate rispetto alle nuove regole sulla sicurezza attraverso corsi di diverse ore. La salute dei lavoratori è al primo posto. dovranno anche essere dotati di ogni dispositivo di protezione». I protocolli prevedono turni in mensa e negli spogliatoi, la riduzione a metà del numero dei passeggeri sui pulmini per il trasporto dai campi base di Fraconalto, Arquata Scrivia e Novi Ligure, inoltre sarà rispettato il distanziamento nei cantieri, comprese le gallerie, l’aspetto più difficile. A tutte le persone che entreranno nei cantieri dovrà inoltre essere misurata la temperatura. Soprattutto nei primi giorni di riapertura, l’attività non sarà a pieno regime anche perché non ci saranno tutti i dipendenti.
«Chi proviene dal Sud – spiega Tolu – si è organizzato per tornare al Nord in auto o con treni o bus, ma i mezzi pubblici, per via dell’emergenza, non sono a pieno regime, per cui qualche difficoltà ci sarà senz’altro. Dopo tutte queste settimane di stop, c’è attesa per il ritorno al lavoro da parte di circa duemila persone, anche perché la cassa integrazione, purtroppo, è inferiore allo stipendio e ci sono famiglie da mantenere e spese da sostenere».
Fonte: La Stampa.
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